Popolari venete, indaga anche il Parlamento (Corriere Veneto)
Accertare le responsabilità degli amministratori attraverso la costituzione di una commissione d’indagine parlamentare, ristorare gli investitori beffati dal tracollo delle ex Popolari venete, tutelare le imprese esposte con gli affidamenti: questo è ciò che il governo nazionale si è impegnato a fare sulla vicenda di Popolare Vicenza e Veneto Banca, accogliendo all’interno del cosiddetto Decreto Banche (che da ieri è definitivamente legge dello Stato) un ordine del giorno presentato da otto deputati veneti del Partito Democratico.
Il premier Matteo Renzi, poi, ci ha messo il carico: «Abbiamo messo il sistema bancario in sicurezza – ha dichiarato il capo del governo – , ad esempio con l’operazione sulle banche popolari, per evitare gli autentici scandali che si sono registrati e che spero portino ad avere dei responsabili. Non devo essere io a giudicare ma mi auguro che le azioni di responsabilità si facciano. Ogni riferimento al Nordest è puramente voluto».
Certo, un ordine del giorno non è una norma con forza di legge e, come dice chi la sa lunga sulle liturgie parlamentari, è una soddisfazione che non si nega a nessuno. Però il governo, condividendo la proposta dei suoi parlamentari, ci ha messo la faccia e, ben sapendo con quale spasmodica attenzione sia seguita dall’opinione pubblica e dagli oltre duecentomila diretti interessati la vicenda del clamoroso crollo di valore delle azioni di PopVi e Veneto Banca (entrambe sprofondate a 10 centesimi), c’è il caso di credere che vorrà fare le cose sul serio.
Simonetta Rubinato, deputata trevigiana dei Democratici, è colei che ha predisposto l’ordine del giorno, poi sottoscritto dai colleghi veneti De Menech, Ginato, Moretto, Rotta, Mognato, Zardini e Naccarato. «Senza l’intervento del Fondo Atlante, messo in campo con l’assenso del governo – premette Rubinato -, oggi ci troveremmo dinanzi a un gravissimo rischio per l’intero settore del credito del Paese, considerato che la distruzione del valore delle due ex Popolari venete ammonta ad almeno 10 miliardi di euro». Il punto è esattamente questo: quei 10 miliardi sono letteralmente evaporati dalle tasche di un intero popolo formato da piccoli e grandi soci, i quali si sono ritrovati con dei titoli che valgono poco più di niente e senza nemmeno la prospettiva di recuperare qualcosa in Borsa, visto che entrambe le banche, ora di proprietà del Fondo Atlante, hanno fallito gli obiettivi minimi per la quotazione.
«A queste persone, che sono parecchie decine di migliaia – argomenta Rubinato – è dovuta una risposta di giustizia, poiché sono per la maggior parte vittime di scelte gestionali e meccanismi fraudolenti oggetto di indagine da parte della magistratura. Per questo il primo passo dev’essere l’accertamento delle responsabilità: le indagini devono essere fatte bene e presto, anche rafforzando le risorse umane e strumentali necessarie all’operatività degli uffici giudiziari che stanno indagando i vertici aziendali, e istituendo una Commissione d’inchiesta parlamentare».
Tra le preoccupazioni dei firmatari dell’ordine del giorno, e quindi anche del governo, ci sono poi le ricadute che la crisi dei due istituti di credito sta provocando sul tessuto produttivo del Veneto.
«La stringente necessità di reintegrare il capitale delle banche in questione – spiegano i parlamentari dem – può comportare la richiesta di rientro immediato da affidamenti bancari a imprese che, in molti casi, avevano dei fidi garantiti anche attraverso le azioni che la medesima banca costringeva ad acquistare quale condizione del prestito. Noi riteniamo invece che nessun rientro anticipato possa essere previsto a favore di banche che conoscevano il reale valore delle azioni poste a garanzia e chiediamo che siano messe in atto tutte le iniziative di tutela, anche attraverso i meccanismi di garanzia e co-garanzia previsti dalle leggi vigenti».
Alessandro Zuin