Off-shore, Costa scrive a Delrio Parlamentari compatti: si deve fare (il Corriere del Veneto)

off shore veneziaLunedì era toccato al senatore di Ncd Mario Dalla Tor, che l’aveva presentata a Palazzo Madama. Ieri un’interrogazione al ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio per «spingere» il progetto del porto off-shore a Venezia è stata inviata anche alla Camera dai deputati lagunari del Pd Michele Mognato, Andrea Martella, Delia Murer, Sara Moretto e Davide Zoggia. E sempre lunedì una delegazione di Confetra Nord Est, associazione di categoria che rappresenta oltre 2400 imprese del settore dei trasporti e della logistica, era andata a Palazzo Balbi a perorare la causa del cosiddetto «terminal d’altura» anche presso l’assessore regionale alle Infrastruttura Elisa De Berti, chiedendo una presa di posizione netta a favore di un progetto che – sostengono le imprese – è l’unica chance di Venezia per sopravvivere al «porto regolato» dell’era Mose, con i fondali fissi a quota meno 14 metri.

Insomma, nonostante l’estate inoltrata, continua il pressing della politica e degli imprenditori per realizzare il maxi-progetto ideato dal presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa: un terminal di approdo al largo, fuori dalla laguna, dove possano arrivare le navi più grandi che hanno un pescaggio troppo elevato, ma che altrimenti rischierebbero di andare altrove, avviando di fatto il declino di Venezia. Un progetto controverso, su cui lo stesso Delrio non ha mai mostrato un grande entusiasmo, seppur promettendo che sarebbe stato inviato presto al Cipe. Ed è proprio questo che chiedono i parlamentari e lo ha chiesto anche Costa nell’ennesima lettera recente al ministero. «E’ fondamentale che inizi l’iter perché il tempo va avanti», dice Costa. «In questi mesi – aggiungono i parlamentari – hanno fatto visita al porto diversi investitori internazionali interessati al progetto, che in assenza di un segnale formale da parte del governo italiano non potranno che abbandonare ipotesi di investimento, con l’ennesima mancata occasione dell’Italia nel rilancio delle infrastrutture portuali, a vantaggio di quelle del Nord Europa». I deputati ricordano poi che una rapida approvazione in linea tecnica da parte del Cipe farebbe partire i lavori del primo lotto funzionale a Porto Marghera, per il quale erano già stati stanziati dei fondi nella Finanziaria 2012, mentre in caso contrario resterebbero al palo altri investimenti, come quello dell’area Montesyndial, su cui c’era stato un accordo istituzionale all’inizio del 2015.

Il problema, però, gira e rigira, è sempre lo stesso ed è tutto interno al Pd. Se da un lato i veneziani pungolano Delrio, dall’altra parte la più grande oppositrice è il numero 2 del partito, cioè Debora Serracchiani, presidente del Friuli-Venezia Giulia, che teme dei danni al porto di Trieste. «Sicuramente il progetto ha degli impatti e crea qualche mal di pancia – afferma Mognato – però ormai si sta creando un forte consenso e i tempi sono sempre più stretti».

Anche perché la procedura sta andando avanti e proprio in questi giorni sono scaduti i termini del bando di gara per la progettazione del terminal. In Autorità portuale sono arrivati una decina scarsa di plichi da tutto il mondo e ora le buste dovranno essere aperte e valutate. «Direi che ha partecipato il top mondiale del settore – dice soddisfatto Costa – credo che all’estero abbiano capito bene la novità del progetto, forse il più importante in questo momento in tutto il mondo nel settore».

A. Zo.

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