Emersione e rientro dei capitali detenuti all’estero e potenziamento della lotta all’evasione fiscale

In uno studio del 2011, i capitali non dichiarati detenuti all’estero dagli italiani oscillavano a fine 2008 fra 124 e 194 miliardi. Non ci sono stime piùrecenti, ma si puòpensare a cifre che oscillano fra 200 e 250 miliardi, a cui vanno aggiunti i capitali occultati in Italia e dedotti però i capitali ripuliti dagli scudi Tremonti, coperti dall’anonimato. La riemersione di queste disponibilità–oltre a portare risorse all’Erario –potrebbe avere un effetto molto favorevole sulle imprese italiane e sulla loro patrimonializzazione.
Un fatto sicuramente importante èlo scambio automatico di informazioni finanziarie che sta diventando il nuovo standard a livello internazionale; a partire dal 2017-2018, infatti, cadràil segreto bancario in Svizzera e in tanti altri paesi (Singapore, Lussemburgo, San Marino, ecc.). Dentro questo quadro di riferimento, il Governo ha deciso di introdurre all’interno della proposta di legge due provvedimenti per contrastare l’evasione fiscale: la “voluntary disclosure“, cioèla collaborazione volontaria in materia fiscale, e il nuovo reato di autoriciclaggio.
Sgombriamo subito il campo dagli equivoci: nessun condono. L’autodenuncia non saràanonima e si dovranno pagare tutte le tasse evase. Inoltre chi non approfitteràdella ‘finestra’ messa a disposizione dallo Stato per mettersi in regola con il fisco, dopo rischieràdi essere perseguito per il nuovo reato di autoriciclaggio.
Per quando riguarda la regolarizzazione spontanea (voluntary disclosure), essa  consente a coloro che hanno attivitàe beni non dichiarati all’estero, di sanare la loro posizione verso l’Erario pagando le imposte dovute e le relative sanzioni, quest’ultime in misura ridotta. Collaborando spontaneamente, non saranno punibili alcuni reati fiscali legati alle mancate dichiarazioni. Inoltre, la voluntary disclosure dovràpassare per una dichiarazione nominativa, il procedimento prevederà il pagamento integrale delle imposte eventualmente evase sulle somme esportate e di quelle sui flussi di reddito (interessi, dividendi, ecc.) guadagnati durante gli anni di esportazione.

La procedura potràessere attivata fino al 30 settembre 2015, per le violazioni dichiarative commesse fino al 30 settembre 2014.

La proposta di legge, in aggiunta, introduce il reato di autoriciclaggio che punisce le condotte di coloro che occultano i proventi derivanti da reati non colposi, non limitandosi –come oggi prevede il codice penale –agli intermediari. Saranno le condotte di occultamento il cuore del nuovo reato, non il “reinvestimento”o “reimpiego”puro e semplice. In altri termini, sono del tutto infondati e immotivati i timori palesati ad arte da alcuni esponenti di Forza Italia e rilanciati in una campagna stampa da alcuni giornali della destra, in quanto ècerto che la norma, cosìcome strutturata nell’emendamento del Governo e approvata dalla Commissione finanze, non consente di punire a titolo di autoriciclaggio quanti, ad esempio, utilizzino i proventi di un reato di infedele dichiarazione per pagare gli stipendi o acquistare macchinari nella medesima azienda.
La pena che viene applicata per il nuovo reato varia da due a otto anni di carcere, con multa da 5mila a 25mila euro.

Un’ulteriore obiettivo della proposta èquello di incentivare la firma di accordi con i paesi che ancora non garantiscono lo scambio di informazioni, ma sono ormai sulla strada per farlo, come la Svizzera. Accordi bilaterali di questo tipo sono giàstati firmati dalla Confederazione elvetica con la Francia e la Spagna. L’incentivo viaggia così: l’adesione all’accordo di scambio di informazioni con l’Italia comporteràl’applicazione, agli italiani che faranno la voluntary disclosure, delle sanzioni –piùmorbide – che si pagano provenendo da paesi white list. In questo modo le banche svizzere avrebbero convenienza a fare aderire i loro clienti alla voluntary disclosure, anche per non perderli.

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