Plastic tax, a rischio il settore agroalimentare
Premessa la condivisa attenzione alla sostenibilità ambientale, sulla quale non credo possano esserci divisioni, l’invito anche oggi è quello di provare ad andare più a fondo sul tema della plastic tax. Tassare e penalizzare l’uso degli imballaggi in plastica non significa automaticamente sostenere la transizione verso contenitori più ecocompatibili, ma al contrario rischia di danneggiare, ad esempio, il comparto agroalimentare.
Perché? Le norme comunitarie e nazionali legate al pacchetto igiene e sicurezza prevedono per gli imballaggi primari, a diretto contatto con gli alimenti, criteri molto stringenti al fine di tutelare la salute pubblica. L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) dichiara difficoltà nell’individuare con precisione le sostanze chimiche potenzialmente tossiche presenti nel prodotto ottenuto a seguito di riciclo. Oggi quindi l’imballaggio plastico utilizzato a contatto con l’alimento proviene da materia prima vergine.
E se per alcuni prodotti è possibile avere un imballaggio sostitutivo, come il vetro o l’alluminio, per altri questo è al momento impossibile.
Per favorire una vera transizione ecologica a costi sostenibili per imprese e cittadini è necessario quindi agire gradualmente e incentivare davvero ricerca e riconversione. Il rischio di contro è quello di colpire non solo chi crea occupazione, ma soprattutto chi, seguendo le regole sanitarie, tutela la nostra salute.