Nuova via della Seta, premier Conte contraddittorio e ambiguo

Contraddittorio e ambiguo. Il premier Conte, chiamato in Aula a parlare di Europa e dell’imminente firma dell’intesa con la Cina per la nuova Via della seta, afferma tutto e il contrario di tutto sorvolando sulle vere questioni urgenti sul tavolo del governo.
Afferma un generico ed ecumenico sostegno all’approccio europeo, richiama tutti ad una visione europeista di lungo periodo mancata in questi ultimi anni. Ma non dice come concilia queste affermazioni con le posizioni del suo governo sulla Tav, con le frizioni con la Francia e le strette di mano con Orban, con il confuso posizionamento sulla crisi venezuelana. E non spiega il perché della corsa alla firma di un accordo con la Cina ora declassato a semplice “intesa programmatica che non crea alcun vincolo giuridico”.
Anche su questo fronte la contraddizione è evidente: se il documento è un “accordo economico commerciale” dovrebbe avere contenuti economici chiari ed essere impegnativo. Se così non è non può che trattarsi di un semplice collocamento politico, anche questo contraddittorio e ambiguo. Come il presidente che si appresta a firmarlo.
Un governo totalmente inadeguato, che si incastra tra urlate posizioni protezioniste (a volte), incapacità di trattative commerciali serie (finora denigrate come nel caso del Ceta), sottomissione al gigante asiatico e paura delle reazioni dei storici alleati dell’Italia.

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