Interrogazione accoglienza profughi in Veneto

Interrogazione a risposta immediata in Commissione

Al Ministro dell’Interno – per sapere – premesso che:

La nuova emergenza umanitaria in atto, a seguito della forte instabilità politica e istituzionale dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo, sta riproponendo con forza la necessità di offrire ai profughi e richiedenti asilo risposte immediate ed efficaci a livello europeo e nazionale, non solo sotto il profilo della gestione dell’emergenza, ma anche sotto quello della capacità di un’effettiva accoglienza, stante la grave situazione di difficoltà economiche e sociali in cui si trova il nostro Paese;
le nuove ondate di richiedenti asilo, infatti, stanno creando forti tensioni in alcune Regioni particolarmente esposte come il Veneto, dove gli amministratori locali – a causa dei vincoli del Patto di Stabilità e dei tagli lineari delle manovre di finanza pubblica intervenuti a partire dal 2010 – sono già in grande difficoltà nel gestire una considerevole presenza di lavoratori extracomunitari, regolarmente integrata, che si è poi ritrovata senza lavoro a causa del perdurare degli effetti della crisi, oltre al problema degli stessi cittadini italiani sfrattati e rimasti senza casa dopo aver perso il lavoro, come ha rilevato in rappresentanza dei sindaci la Presidente di Anci Veneto, Maria Rosa Pavanello;
in attesa che giunga a compimento la riforma del sistema previsto dal Regolamento di Dublino III, al fine di consentire una più adeguata distribuzione dei rifugiati tra i diversi Paesi europei, una prima, sia pure parziale, risposta positiva è arrivata negli ultimi giorni dalla Commissione europea che ha annunciato un ulteriore stanziamento di 13,7 milioni in più all’Italia per far fronte alla pressione migratoria e al prolungamento dell’operazione Frontex Triton a tutto il 2015;
nello scorso anno è stato elaborato, su impulso del Governo, un Piano operativo nazionale, divenuto poi il 10 luglio scorso oggetto di intesa in seno alla Conferenza unificata Stato, Regioni e autonomie locali, nella quale, al fine di fronteggiare il flusso straordinario di cittadini extracomunitari, si è stabilito che “è necessario operare su due piani contemporanei, coniugando, da un lato, la necessità di dare risposte immediate alle impellenti esigenze di accoglienza delle persone che arrivano in numeri molto elevati sulle coste meridionali e nei luoghi di frontiera e, dall’altro, l’assoluta e indifferibile necessità di impostare subito un ‘piano strutturato’ che permetta di ricondurre a gestione ordinaria e programmabile” la gestione dei flussi migratori; a tal fine nell’intesa si distingueva fra una fase di soccorso e prima assistenza nelle regioni di sbarco o limitrofe, una di prima accoglienza e qualificazione presso “Centri-Hub regionali e/o interregionali” (attivati dal Ministero dell’interno con propri finanziamenti tenendo conto delle caratteristiche socio-economiche del territorio e di eventuali problematiche di ordine e sicurezza pubblica, attraverso l’utilizzo delle strutture già esistenti o attraverso la creazione di nuove); infine si affermava il principio che “è necessario in tempi brevissimi un consistente aumento delle Commissioni territoriali e/o delle loro sezioni al fine di accelerare i tempi di esame delle domande di protezione”;
dal verbale relativo alla riunione della conferenza del 10 luglio risulta essere stata rappresentata e parte dell’Intesa anche la Regione Veneto, mentre da recenti notizie a mezzo stampa il Presidente della suddetta regione avrebbe dichiarato che “non ha mai firmato il cd. Patto per l’accoglienza di Luglio”, e che l’unica cosa da fare “è la sospensione di Schengen”;
sempre da notizie a mezzo stampa si è appreso con preoccupazione che lo scorso 16 febbraio un contingente di circa 35 profughi, inviato a Treviso nonostante la locale prefettura avesse preavvisato la struttura ministeriale della totale assenza di disponibilità di posti di accoglienza in strutture del territorio, ha trascorso la notte in un autobus davanti alla stazione; solo nei giorni seguenti si è riuscito a far fronte a tale emergenza con il supporto della Caritas Tarvisina, di Unindustria Treviso e di alcune cooperative sociali;
i richiedenti asilo e i rifugiati sono tutelati da norme internazionali convenzionali e pattizie, da direttive dell’Unione europea recepite o in corso di recepimento, nonché dall’articolo 10 della nostra Costituzione, e l’accoglienza nei loro confronti oltre che “un dovere civile” come dichiarato dal responsabile del Dipartimento immigrazione presso il Ministero dell’interno, costituisce anche un obbligo preciso sancito da norme nazionali e internazionali il cui adempimento dipende in primis dagli strumenti e risorse impiegabili sulla base del contesto regolatorio ed amministrativo stabilito dagli organi statali competenti;
sotto questo profilo, ad esempio, nonostante nell’Intesa del 10 luglio scorso si riconoscesse l’urgenza di “un aumento consistente” delle Commissioni per l’esame delle domande d’asilo, al fine di renderlo adeguato non solo a gestire il numero di richieste in costante crescita, ma anche a fornire risposte in tempi più accelerati, sino ad oggi ha operato, per l’esame delle richieste di asilo sia del Friuli-Venezia Giulia, sia del Veneto, un’unica Commissione, quella di Gorizia, che risulterebbe averne evase poche decine su centinaia di richieste e solo dal prossimo mese di marzo è prevista l’attivazione di ulteriori due Commissioni in Veneto;
i prefetti e i sindaci, che rappresentano un tassello fondamentale sui territori della complessiva strategia dell’accoglienza perseguita dal Governo, devono essere posti nelle condizioni, materiali ed economiche, di gestire un’emergenza che richiede risorse straordinarie e strumenti adeguati, oltre alla dovuta leale collaborazione e cooperazione tra tutti i livelli di governo:-
se i fatti riportati corrispondano al vero, in particolare con riferimento alla partecipazione della Regione Veneto all’Intesa del 10 luglio scorso, nonché quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare, di concerto con la Regione stessa, per dare effettiva attuazione alla sopracitata Intesa e per porre i prefetti e gli amministratori locali nelle condizioni di poter supportare in modo sostenibile, sia sul piano economico che amministrativo, le procedure di accoglienza, tenuto conto del contesto di difficoltà sociali ed economiche in cui operano.

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