Conferenza internazionale “Al sicuro dalla paura, al sicuro dalla violenza”

Venerdì 19 settembre si è tenuta la conferenza internazionale “Al sicuro dalla paura, al sicuro dalla violenza” – promossa, e voluta fortemente, dalla Camera dei Deputati con il Ministero degli Affari Esteri e con il Consiglio d’Europa – per celebrare l’entrata in vigore della Convenzione di Istanbul, ossia la Convenzione sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica.

La sessione di apertura è stata inaugurata dalla Presidente della Camera, Laura Boldrini, con successivi interventi di altri rappresentanti di strutture governative e organi decisionali, parlamenti ed enti locali, organi giudiziari e forze dell’ordine, e altre organizzazioni regionali e internazionali, come ad esempio UN Women, l’Unione europea – in particolare l’Agenzia dei diritti fondamentali e l’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere – l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa e l’Organizzazione degli Stati americani, nonché ONG, società civile e media. Gli obiettivi della Conferenza erano molteplici: celebrare l’entrata in vigore di questa Convenzione innovatrice; mettere in evidenza l’approccio globale che la Convenzione applica alla lotta contro la violenza nei confronti delle donne ed, infine, esortare gli Stati membri e gli altri Stati partecipanti a firmarla e a ratificarla.

La Convenzione di Istanbul è il simbolo di un passaggio storico: la violenza contro le donne, infatti, non è più un fatto privato o da nascondere, e di cui tacere, ma una violazione dei diritti umani; una questione che riguarda tutta la società. “Un fenomeno che, oltre ad essere eticamente inaccettabile, dichiara la Presidente della Camera, ha anche un ingente costo per le cure sanitarie e per l’apparato di sicurezza e giudiziario. Per combatterlo serve migliorare l’aspetto repressivo e assicurare la protezione delle vittime, ma anche affrontare le cause culturali”. Durante la conferenza, infatti, è stato sottolineato più volte, l’importanza del coinvolgimento con l’altro sesso e di come sia fondamentale cambiare la mentalità delle società: “dalla violenza – conclude la Presidente – usciremo soltanto quando gli uomini si convinceranno che il problema è innanzitutto loro.”

Tra i temi toccati, si è discusso molto delle misure concrete che gli Stati possono adottare in materia di prevenzione, protezione e punizione dei responsabili degli abusi; ci sono stati, inoltre, tra tutti i partecipanti, momenti di confronto e di buone pratiche. Come ad esempio, la campagna sociale «Punto-su-di-te» della Fondazione Pubblicità Progresso che ha dimostrato come la descriminazione verso le donne sia ancora molto presente (qui potete vedere il video della campagna: http://bit.ly/1muEfXm). Diversi anche gli interventi delle donne che hanno subito violenza, come il racconto molto toccante di Lucia Annibali, l’avvocata sfregiata con l’acido da due uomini mandati dal suo ex fidanzato, che con la sua storia e il suo libro – “Io ci sono. La mia storia di non amore” – rappresenta la capacità di trasformare un episodio drammatico in un fatto utile per molte donne che, come lei, hanno subito violenza. Un altro aspetto interessante è stato quello di coinvolgere le persone che lavorano nei media: tra i relatori alla conferenza, ad esempio, c’erano diversi giornalisti, tra cui Luisa Betti che ha trattato il tema degli stereotipi di genere all’interno dei mass-media, “dove – sostiene la giornalista – vi è molta superficialità del trattamento dei fatti che accadono. Negli articoli scritti dai giornalisti c’è poco orientamento perché molti non sono preparati in materia. La formazione – come avviene per la questione economica, politica o sportiva – deve avvenire anche per la questione di genere. E dev’essere efficace”.

Concludendo, occorre purtroppo ribadire che è necessario fare ancora tanto. In Italia, ad esempio, il tasso di femminicidio è elevatissimo. Manca la protezione. Le denunce, purtroppo, non mettono fine alla violenza, e tutto ciò crea un aumento di sfiducia sulla funzione del Governo, che, invece, riveste un ruolo fondamentale: garantire le giuste misure di protezione e, in caso, una valida giustizia per le vittime che subiscono violenza. C’è bisogno, quindi, di affrontare le cause culturali, cambiando la mentalità, a livello nazionale, europeo e internazionale. La violenza contro le donne, infatti, non è un fenomeno ineluttabile bensì il prodotto di comportamenti deviati. Con l’azione di tutti può e deve essere sconfitto.

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