Migranti, l’audizione di Cuttaia al Parlamento (il Corriere del Veneto)

profughi-cuttaia-moretto-2Tre caserme a Treviso, Bagnoli e Cona trasformate in enormi hub, tensioni sociali e nessuna accoglienza diffusa a stemperare il disagio di chi arriva e l’imbarazzo di chi accoglie. Con 12.328 migranti contati al 26 settembre, dei quali solo 434 accolti della cornice del sistema Sprar, 9.280 sistemati nelle strutture temporanee in convenzione con le cooperative private e 2.614 in centri di prima accoglienza governativi della Prefettura, «è un esempio di modello veneto che non funziona quello dell’accoglienza dei richiedenti asilo». Il prefetto di Venezia Domenico Cuttaia lo dice da anni e ieri in audizione lo ha ripetuto ai parlamentari della commissione d’inchiesta sul sistema di accoglienza, identificazione ed espulsione. Su 576 Comuni, 323 non hanno neanche un migrante.

La commissione presieduta da Federico Gelli ha messo in chiaro ufficialmente che non ci saranno nuove basi di concentramento ad Abano e a Chioggia perché non ha senso replicare altrove un sistema che ha già fallito: le decisioni al momento sono revocate e sospese (tant’è vero che nella località termale torna a spuntare l’ipotesi dell’ospitalità in hotel, il che sta già scatenando il malumore). L’organismo parlamentare ha lanciato un pacchetto di proposte per cambiare i connotati ad un sistema che qui registra una concentrazione record di riluttanza di sindaci all’accoglienza e di saturazione di ex caserme che esaspera Bagnoli, Conetta (giunta alla quota record di 950 persone) e Treviso. Prima fra tutte: dare certezza ai sindaci sui tempi di permanenza dei richiedenti asilo. Come? Ora che le commissioni esaminatrici delle domande di asilo sono state moltiplicate, l’arretrato è stato smaltito e oggi il tempo medio di esame di esame di una domanda è di tre mesi. Almeno in teoria, visto che ieri a Treviso 150 profughi hanno manifestato in piazza dei Signori contro la lentezza delle pratiche che fa di loro dei «sans papier». L’altro problema è che chi si vede respinta la domanda fa ricorso al tribunale ordinario, «e lì si attendono due o tre anni per la sentenza», spiega la deputata veneziana pd Sara Moretto, che ha sollecitato l’audizione di Cuttaia per far sì che il parlamento e l’Italia venissero a conoscenza del problema veneto dell’accoglienza. «C’è una soluzione: creare un percorso speciale per queste pratiche, una sorta di corsia diversa e dedicata», annuncia la parlamentare. Se ne parla, a Montecitorio.

L’altro grosso ostacolo sono i rimpatri, perché l’Italia ha protocolli di intesa solo con cinque dei Paesi di origine: Roma sta facendo pressioni perché sia l’Europa, col suo potere, a contrattarne di nuovi. Infine, la commissione ha deciso di sollecitare per iscritto il ministero dell’Economia a pagare le cooperative che gestiscono l’accoglienza. Qui l’ultimo pagamento risale ad aprile e le coop sociali da sei mesi stanno anticipando il pocket money di 2,50 euro a ciascun richiedente asilo. Cuttaia ha ricordato che l’ultimo bando per l’accoglienza è andato deserto e la questione pagamenti non è estranea al fuggi-fuggi del privato sociale da quello che, nella vulgata, è ritenuto un profittevole business. Il prefetto di Venezia ha citato anche i casi di amministrazioni comunali che hanno ostacolato le coop dell’accoglienza, come Camponogara e Cona. L’ipotesi del prefetto Mario Morcone di imporre per legge ad ogni Comune di farsi carico di una quota di migranti non ha convinto la commissione, orientata più a creare le condizioni perché i sindaci possano avere certezze sul numero degli arrivi e il tempo di permanenza attraverso l’esame celere delle domande, un canale dedicato ai ricorsi nella giustizia ordinaria e un protocollo di accoglienza calibrato sul numero di abitanti.

Intanto il governatore Luca Zaia, nella Conferenza delle Regioni da ieri, insieme ad altri colleghi ha annunciato la richiesta di un incontro con il premier Matteo Renzi: «Crediamo che il governo abbia rimandato troppo il confronto con le Regioni». Le proposte: aiuto nei Paesi d’origine, reintroduzione del reato di clandestinità, centri di identificazione e rimpatri.

Monica Zicchiero

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