DECRETO GENOVA. A distanza di mesi dal terribile crollo del ponte Morandi, la Camera ha approvato la conversione in legge del Decreto del Governo sulle "Disposizioni urgenti per la città di Genova, la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti, gli eventi sismici del 2016 e 2017, il lavoro e le altre emergenze". Un provvedimento tardivo e pasticciato, che stanzia poche risorse a sostegno della città e del suo indotto economico ancora fortemente in sofferenza.
Se 11 articoli del decreto sono dedicati a Genova, ben 19 riguardano inspiegabilmente il condono edilizio per le case abusive terremotate di Ischia. Uno scempio che in Aula alla Camera abbiamo tentato di bloccare, ma che i deputati leghisti e pentastellati hanno votato senza battere ciglio.
Ma cos’è questo condono? L’articolo 25 prevede che tutte le domande di condono presentate a Ischia, che sono più di 27mila, vengano esaminate dai Comuni entro sei mesi. Al comma 1 si specifica che tutte le istanze di condono verranno esaminate esclusivamente sulla base della legge del 1985 (governo Craxi) e non sulla base delle leggi successive, molto più restrittive. In questo modo si rendono sanabili migliaia di abusi, ad esempio quelli relativi a costruzioni per cui non è possibile l’adeguamento antisismico, gli immobili costruiti su aree dello Stato e sul demanio marittimo, perfino gli immobili realizzati in aree sottoposte a vincolo idrogeologico.
Il gruppo del Pd si è compattamente opposto a un provvedimento che strumentalizza una tragedia per rispondere a vergognosi impegni elettorali del vice presidente Di Maio.
BOLKESTEIN. La mia interrogazione sulla direttiva Bolkestein al Question time in Commissione alla Camera ha ricevuto una risposta vuota e formale, lasciando il settore balneare brancolare nel buio. Il Ministro Centinaio, dopo aver attivato un tavolo interministeriale, ha annunciato una lettera all’Europa e contemporaneamente, senza specificare tempi e contenuti, ha manifestato la volontà di presentare una proposta di legge parlamentare.
Il Governo ha poi ipotizzato anche un Piano B - opzione su cui è abituato e abile a ripiegare - che ripesca la soluzione delle proroghe trentennali. Siamo ancora fermi alle idee e ai buoni propositi e nel frattempo c’è un intero settore bloccato, che non è nelle condizioni di investire a causa dell’incertezza sui rinnovi delle concessioni.
Continuerò a chiedere chiarezza su una questione fondamentale per il settore turistico del nostro Paese, per il rispetto dei tanti imprenditori che ho incontrato e per la necessità di ottenere dal governo impegni seri rispetto alle molte chiacchiere ascoltate finora.
ORARIO ATTIVITÀ COMMERCIALI. Il Governo più di due mesi fa ha annunciato di voler introdurre l’obbligo delle chiusure domenicali dei negozi e dei siti di vendita on line. In questo lasso di tempo la commissione parlamentare ha svolto numerose audizioni, che hanno evidenziato come le proposte messe in campo da Lega e 5stelle, peraltro diverse, non risolvano le difficoltà del piccolo commercio italiano.
Le sfide sul tavolo delle imprese commerciali di minori dimensioni sono più di una: la riorganizzazione del sistema distributivo, l’e-commerce, la rivitalizzazione dei centri storici. Per contro, la tutela del lavoro domenicale va garantita intervenendo sugli strumenti contrattuali. Pensare di risolvere tutto con l’obbligo di chiusura domenicale, che avrebbe come effetto immediato la riduzione dei posti di lavoro - circa 42mila considerando anche l’indotto - è quantomeno riduttivo. Le abitudini dei consumatori sono cambiate e la domenica rappresenta il secondo giorno della settimana per volumi di incassi.
Per tutti questi motivi e per la tutela del principio di libertà d’impresa, il Pd ha presentato una proposta che impone la chiusura obbligatoria nelle 12 festività civili e religiose riconosciute. Le audizioni hanno per la maggior parte riconosciuto nella proposta del Pd ragionevolezza ed equilibrio. Insieme ad altri colleghi del Pd avevo depositato un emendamento alla legge di bilancio, che prevedeva misure a sostegno dei piccoli. Emendamento bocciato. Passata l’ubriacatura da annuncio, la maggioranza è invece nel caos e naviga nel buio.
Guarda qui il video del mio intervento in Aula.
CHILOMETRO ZERO. L’Aula ha votato a favore della proposta di legge sulla "Valorizzazione prodotti agricoli provenienti da filiera corta" a firma Movimento Cinque Stelle. Una legge vuota, di facciata, che non tiene conto della complessità del settore, non fornisce strumenti per una sua crescita e rischia di essere addirittura controproducente.
L’obiettivo del Governo, che anche in quest’occasione non ha voluto ascoltare i pareri delle categorie economiche e dei consumatori, è solo quello di creare un marchio privo di valore che può anche danneggiare un settore chiave come l’agroalimentare. Sono intervenuta in Aula per spiegare i motivi del mio voto contrario.
MONDO PRODUTTIVO. In queste ultime settimane ho avuto modo di partecipare ad alcuni incontri organizzati dalle associazioni di categoria. Vi segnalo in particolare quello promosso dalla Cna nazionale dal titolo “Comune che vai, burocrazia che trovi” (in questo video il mio intervento) e il festival “Città della Tecnologia per la Mobilità Sostenibile” targato Confartigianato Vicenza.