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Semplicemente - SPECIALE REFERENDUM

Carissimo/a reader,

il Referendum per l’autonomia del Veneto è alle porte. La Regione ha messo in campo tutte le sue energie, e molti denari, per pubblicizzare il più possibile il grande evento al quale io non prenderò parte.
E adesso vi spiego perché.
Per una decisione ragionata sono abituata sempre a distinguere, in tutte le cose, il merito dal metodo.
Nel merito. Alla domanda posta nel quesito referendario “Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?” non si può che rispondere sì. Il Partito Democratico, nella convinzione che più si abbassano i livelli di governo e i centri decisionali più si avvicinano i cittadini alle istituzioni, è sempre stato a favore di una maggiore autonomia. E lo ha dimostrato nei fatti. Penso alla riforma costituzionale del 2001 e alla proposta di Referendum del 4 dicembre scorso che avrebbe introdotto il principio della virtuosità delle regioni italiane.
Non mi è chiara invece l’idea di autonomia che ha la Regione Veneto, da anni guidata dalla Lega Nord e dal centrodestra. Nel quesito si chiedono ulteriori forme di autonomia. Sì, ma quali? I quesiti iniziali proposti per il referendum e poi bocciati dalla Corte Costituzionale avevano un forte sapore secessionista. Qual era allora il vero obiettivo del Referendum? Ci si dichiara favorevoli ad una maggiore autonomia degli enti locali. Perché la Regione non ha quindi delegato, come prevede la legge, nuove funzioni alla Città metropolitana di Venezia? Le contraddizioni sono evidenti.
Per avere maggiore autonomia era necessario, come ha fatto l’Emilia Romagna, intavolare una trattativa con il Governo centrale e fare delle proposte per avere deleghe su funzioni specifiche sulle quali si crede di poter garantire maggior efficienza. La promessa che con il Referendum si potranno trattenere maggiori risorse è una bufala. Se si devono gestire nuove funzioni si devono mettere in conto anche i nuovi costi. La Costituzione poi non prevede un aumento dell’autonomia fiscale per finanziare le competenze trasferite.
Veniamo ora al metodo. Fare un Referendum che pur legato al raggiungimento del quorum avrà un esito positivo scontato, spendendo parecchi soldi dei contribuenti, per chiedere di applicare ciò che è già previsto dalla Costituzione è una presa in giro. Rispetto la scelta consapevole che ciascun elettore farà ma io non regalo io mio sì a chi lo vuole utilizzare per fare propaganda E dal 23 ottobre il Pd continuerà a lavorare per progetti di autonomia concreti e fattibili.


Sara